Arciduca Francesco Carlo d’Aburgo Lorena

“Il Leopoldo ha un figlio maschio!”
Così urlò nonna Maria Teresa d’Austria, di solito molto compassata, interrompendo uno spettacolo teatrale per annunciare al mondo la bella notizia che le era appena giunta da Firenze.
Il 12 febbraio del 1768 era nato l’arciduca Francesco Carlo d’Asburgo Lorena, primogenito della nidiata di sedici figli al mondo da Leopoldo, allora Granduca di Toscana, e da sua moglie Maia Luisa di Borbone-Spagna.
Per la Casata d’Asburgo si trattava di un evento importante, perché si sapeva che l’Imperatore Giuseppe II non aveva nessuna intenzione di risposarsi dopo essere rimasto vedovo e senza figli, cosicché a succedergli sul trono, un giorno, sarebbe stato un nipote, figlio di suo fratello Leopoldo.
Francesco ebbe una doppia fortuna: quella di nascere “italiano”, nel rilassato splendore di Firenze piuttosto che nell’opprimente formalismo della corte viennese, e di essere allevato al centro di un’affettuosa intimità familiare, con genitori premurosi, presenti ed impegnati nel scegliere per lui un sistema educativo per i tempi molto moderno, persino improntato ad una certa dose di liberalismo illuminato.
Non per nulla il suo babbo fu il primo regnante al mondo ad abolire la pena di morte nel proprio stato, e ciò fin dal 1786.
Lo zio Giuseppe, per insegnargli “il mestiere dell’imperatore”, lo volle sedicenne al suo fianco a Vienna, dove la rigidità della spartana disciplina austriaca si sostituì in modo brusco alla tollerante indulgenza fiorentina, causando non poco smarrimento nel suo carattere di adolescente.
Francesco fu sempre più spesso lasciato solo con se stesso, affinché potesse maturare decisioni proprie, seppure sotto l’occhio vigile dello zio, che si preoccupò anche di trovargli la prima delle sue future quattro mogli.
Anche per sfuggire un po’ a quella morsa così opprimente, il giovane Franz intraprese di buon grado la vita militare, che con le sue regole ben definite si confaceva ad uno come lui.
Dopo la morte in un breve arco di tempo prima dello zio e poi del padre, Francesco a soli 24 anni si ritrovò sul capo le pesanti corone di Sacro Romano Imperatore, Arciduca reggente d’Austria, Re di Boemia, Croazia e Ungheria, Duca di Milano, Principe di Transilvania ed altro ancora.
Erano gli anni turbolenti della Rivoluzione francese, durante la quale i giacobini avrebbero tagliato la testa agli zii Maria Antonietta e Luigi XVI.
Pur se sospettoso nei confronti dei cambiamenti epocali imposti dai tempi nuovi al vecchio ordine, tanto da punire con l’impiccagione i responsabili di un complotto ordito ai suoi danni, con Francesco era raro che una persona venisse tenuta in carcere per motivi politici senza processo.
La polizia segreta era impegnata più a carpire gli umori della gente che a punire, poiché la tecnica asburgica, improntata ad una buona dose di paternalismo, cercava di manipolare gli oppositori per portarli dalla propria parte, piuttosto che sbarazzarsene.
Così, Imperatore Francesco II reagì a modo suo davanti ai pericoli e alle sfide rivoluzionarie, cioè riconoscendo il successo del nuovo ordine incarnato dalla Francia di Napoleone (che tante volte lo avrebbe sconfitto in battaglia) fino a convincerlo della necessità di farselo amico con l’offerta di un “tributo carnale” consistente nella mano della riluttante figlia Maria Luigia, sacrificata nel superiore interesse dell’Impero.
Sempre per timore del futuro genero nel 1806, dopo quasi 900 anni d’esistenza, pose fine al Sacro Romano Impero, rimpiazzato dal meno altisonante “Impero Austriaco”, per evitare che quel titolo potesse un giorno sfuggire alla Casa d’Asburgo per finire nella collezione del Bonaparte.
Nei suoi 43 anni di regno Francesco non si rinchiuse mai nei suoi palazzi, ma si dimostrò sempre aperto e disponibile nei confronti del proprio popolo. Oltre a passeggiare per le strade di Vienna in borghese e senza scorta, non temendo attentati, era infatti solito tenere udienze pubbliche due volte alla settimana, ricevendo chiunque ne facesse richiesta.
Così un’infinita folla, dal pastore al funzionario, dal benestante al povero, dal prete al militare, fu da lui ascoltata a gruppi di venti o trenta persone alla volta, cui Francesco parlava a seconda dei casi in tedesco, italiano, ceco o ungherese, mentre un segretario annotava e metteva subito in esecuzione ogni sua decisione.
In perfetto stile asburgico fu anche lui padre di 12 figli, della cui educazione si occupò personalmente, così come i suoi genitori avevano fatto con lui, considerando la “preservazione dell’unità familiare” alla stregua di bene supremo.
Quando si spense il 2 marzo del 1835, i viennesi sfilarono per tre giorni e tre notti di fronte alla sua salma, prima che la stessa prendesse la strada della lugubre Kapuzinergruft.
(Testo di Anselmo Pagani)