La ribollita

Mia nonna contadina era solita preparami la zuppa di fagioli che oggi viene erroneamente chiamata ribollita. Erroneamente nel senso che sì, anche allora era ribollita ma solo in un secondo momento. Ed ecco il procedimento di come si preparava e del perché la si faceva.

Iniziamo col descrivere l’ambiente e un pezzo della vita contadina di fine ottocento inizio novecento della campagna senese.

Le case coloniche erano composte da un buon numero di persone e quando si metteva a cuocere il pane nei forni a legna che si trovavano esterni ai fabbricati, lo si faceva per tutta la settimana risparmiando tempo prezioso per le altre faccende richieste dalla campagna. Una volta cotto lo si metteva nelle madie, quei cassettoni bellissimi di legno che solo gli intenditori hanno pensato bene di recuperare dopo che i contadini, lasciando le vecchie case, avevano abbandonato. Erano mobili alti circa 120/130 cm con quattro sportelli in basso e uno che si alzava da sopra il quale conteneva il pane.

Alla fine della settimana tale pane diventava “raffermo” ovvero compatto ma non proprio secco, non più buono da mangiare che potevi dare alle galline oppure farci la zuppa.

E qui apro una parentesi: quando oggi alcuni prendono il pane fresco e lo “abbruscano” nella padella o sul fuoco non ottengono lo stesso sapore del pane che si secca da solo, spontaneamente e lentamente durante la settimana.

Mia nonna lo prendeva e lo tagliava a fette, alte non più di un centimetro, mettendolo in una teglia per sbieco, appoggiando una fetta all’altra.

Poi in un tegame faceva soffriggere gli odori tritati e dopo aggiungeva carote, sedano, cipolle, molti fagioli e delle belle e grandi foglie di cavolo nero, quest’ultimo indispensabile. Il tutto bolliva per un’abbondante ora, anche un’ora e mezza dopodiché veniva versato nella teglia. Il segreto era nello stare attenti alla quantità perché se il brodo era troppo la zuppa diventava molle e non era più zuppa, se era poco le fette di pane restavano asciutte internamente e la zuppa non era buona.

Naturalmente la quantità era abbondante, avanzava e allora cosa si faceva visto che il giorno dopo non era buona mangiata fredda; si gettava? Siamo matti? Gettare il mangiare nel mondo contadino era più che una bestemmia. Si sarebbe potuta dare ai maiali magari, ma no perché ai maiali si faceva allora il pastone: pan secco ma di quello che devi usare una sega per tagliarlo, acqua e pomodori con altri avanzi.

Ecco allora la soluzione: in un tegame di coccio, si metteva la zuppa sul fuoco e con un mestolo si rigirava amalgamandola ben bene (da qui la parola ribollita) si metteva nel piatto con un bel filo d’olio. Dopo, una cipolla fatta in quattro e con gli spicchi a mo di cucchiaio si prendeva la ribollita e portava alla bocca.

Oggi dormiremmo in camere separate; allora in camera si dormiva in più d’uno………..

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